Tecnologia e Internet

Nel 2019 arriva la Web tax, ecco come funziona

Dopo un lungo percorso che ne ha rallentato l’approvazione, la commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera alla web tax proposta dal senatore del Partito democratico Massimo Mucchetti.

A partire dal 1° gennaio 2019 le transazioni digitali sottostaranno a una tassa del 6% che non riguarderà però le piccole imprese e le aziende agricole.

La web tax del 6% sarà applicata alle prestazioni di servizi effettuate con mezzi elettronici. Per sapere nel dettaglio cosa verrà tassato è necessario attendere il 30 aprile 2018, il tempo necessario affinché i provvedimenti attuativi rendano la tassa pronta per essere operativa e che in seguito gli enti coinvolti, tra cui l’agenzia delle Entrate e il fisco, allestiscano le procedure necessarie a definirne l’iter di adempimento.

Il decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze, atteso appunto per fine aprile 2018, scioglierà anche in nodi del governo che ancora non sa su quale imponibile la tassa verrà applicata.

Lo Stato ha analizzato il mercato della pubblicità online che, nel corso del 2016, ha prodotto ricavi per 1,9 miliardi. Cifra che è stata moltiplicata per due al fine di stimare il valore dei ricavi del mercato digitale italiano, ovvero 3,8 miliardi di euro, il cui 6% restituisce 228 milioni di euro. Al netto del credito di imposta conferito alle aziende con sede sul territorio italiano, le entrate per lo Stato italiano saranno di circa 114 milioni di euro ogni anno.

Saranno esclusi dal pagamento di questa tassa le imprese agricole e minimi

Per le prestazioni di servizi dei soggetti non residenti senza stabile organizzazione nel territorio dello Stato, entrano in gioco le banche e gli intermediari finanziari che operano in Italia. A loro viene affidato il ruolo di sostituti d’imposta e dovranno applicare una ritenuta d’imposta con obbligo di rivalsa sul soggetto che percepisce i corrispettivi.

Per non penalizzare le imprese italiane e quelle residenti nel territorio dello Stato entra in gioco il credito d’imposta pari all’imposta digitale versata sulle transazioni digitali. Il credito potrà essere utilizzato ai soli fini dei versamenti delle imposte sui redditi.

L’eventuale eccedenza potrà essere utilizzata in compensazione per i pagamento di imposte sui redditi (Irpef o Ires), Irap, contributi previdenziali ed assistenziali dovuti dai datori di lavoro e dai committenti di prestazioni di collaborazione coordinata e continuativa nonché di contributi Inail. Potrà essere utilizzato il modello F24 ma esclusivamente in formato digitale

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